Alex Webb: fotografia tra luce, colore e caos
Le fotografie di Alex Webb non si guardano. Si attraversano. Sono mondi densi, affollati, in cui ogni immagine vive in una tensione costante. Niente è semplice, niente è immediato: ogni scena è un labirinto visivo, dove la luce taglia lo spazio, i colori si scontrano e i corpi si intrecciano, come frammenti di una realtà troppo complessa per essere raccontata con una sola voce. Webb non fotografa un momento, ma la tensione tra mille momenti che accadono insieme, nello stesso attimo. Le sue composizioni sfidano l’ordine, si avvicinano al caos. E proprio lì, nel caos, trovano una bellezza profonda. Quasi mistica. Le sue immagini non vogliono essere capite. Vogliono essere sentite.
Questo è il quinto episodio di “Maestri della fotografia”, una serie in cui esploro la fotografia di strada dei più grandi fotografi, del passato e del presente. In ogni episodio analizzo il loro stile e approccio, cercando spunti di crescita e miglioramento. Oggi ci immergeremo nell’opera di Alex Webb, un fotografo che ha rivoluzionato la fotografia con l’uso di colori intensi e luci drammatiche, creando immagini incredibilmente complesse. Alcune delle foto che vedrete in questo video provengono da uno dei suoi libri più celebri: The Suffering of Light. Una raccolta delle sue immagini più iconiche, molte delle quali scattate negli angoli più remoti del mondo, che ci offre una prospettiva unica sulla vastità e la profondità del lavoro di uno dei fotografi più importanti dell’agenzia Magnum.
La storia
Alex Webb nasce nel 1952 a San Francisco, ma cresce nel New England, dove fin da giovane sviluppa un interesse per la narrazione e l’immagine. Si avvicina per la prima volta alla fotografia durante gli anni del liceo e nel 1972 partecipa ai seminari di Apeiron a Millerton, New York, dove incontra due membri di Magnum Photos: Bruce Davidson e Charles Harbutt. Prosegue i suoi studi ad Harvard, laureandosi in storia e letteratura nel 1974. In quegli stessi anni approfondisce il linguaggio fotografico al Carpenter Center for the Visual Arts, dove inizia a delineare il suo approccio visivo. Nello stesso anno lavora come fotoreporter e due anni dopo, nel 1976, entra a far parte di Magnum Photos come membro associato. Durante i suoi viaggi nei Caraibi e in Messico, viene profondamente colpito dall’energia visiva di quei luoghi: la luce, il colore, la densità delle situazioni umane. È il 1978 quando decide di abbandonare il bianco e nero per lavorare esclusivamente a colori, una svolta radicale che definirà il suo sguardo fotografico. Oggi Webb è riconosciuto a livello internazionale per la sua capacità di raccontare realtà complesse con un linguaggio visivo poetico e stratificato. Le sue opere sono state esposte nei più importanti musei del mondo e fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private. Webb vive e lavora a Brooklyn, New York, insieme a sua moglie, la fotografa Rebecca Norris, con la quale ha collaborato a numerosi progetti e libri. Insieme portano avanti una visione fotografica che unisce documentazione e poesia, dimostrando come anche il disordine della strada possa diventare un racconto carico di bellezza, mistero e significato.
Lo stile
Alex Webb è uno dei grandi maestri della fotografia a colori. A partire dalla fine degli anni ’70, ha trasformato il colore in una vera e propria grammatica visiva, un linguaggio con cui affrontare la complessità del mondo. In un’epoca in cui il bianco e nero dominava ancora la scena, Webb ha scelto il colore non come semplice ornamento, ma come strumento narrativo, capace di restituire intensità e bellezza. Il suo stile è inconfondibile: immagini dense, stratificate, dove ogni elemento sembra parte di un equilibrio fragile ma perfetto. Le composizioni sono affollate, teatrali, ricche di linee, ombre, riflessi e contrasti cromatici. Nulla è lasciato al caso, eppure ogni fotografia trasmette l’immediatezza e la spontaneità tipiche della vita di strada. La luce ha un ruolo chiave nel suo lavoro. Webb ne sfrutta l’intensità e i giochi d’ombra per costruire scene cariche di tensione e mistero. Spesso, le sue immagini raccontano più storie contemporaneamente, invitando l’osservatore a perdersi nei dettagli, negli sguardi e nei tanti livelli di profondità dell’inquadratura. A differenza di fotografi come Joel Meyerowitz, che spesso si concentrano su un momento preciso, Webb si muove su un altro piano: le sue foto non cercano una narrazione immediata, ma costruiscono universi complessi, dove ogni elemento visivo ha un ruolo, e ogni scena è un intreccio di relazioni spaziali e tensioni cromatiche. Il suo lavoro si sviluppa soprattutto in contesti urbani, spesso in Paesi segnati da forti contrasti culturali e sociali. Ma le sue foto non si limitano a descrivere la realtà esterna: rivelano uno sguardo profondo, attento alla complessità umana. Webb ha utilizzato principalmente fotocamere Leica, come la M6 e la M9, con ottiche grandangolari come il 28mm e il 35mm e lavorando con pellicole come la Kodachrome, famosa per la saturazione intensa e la profondità tonale. Oggi usa anche fotocamere digitali, ma la scelta dell’attrezzatura resta sempre funzionale alla sua visione: essere dentro la scena, immerso nella realtà, senza filtri o barriere. Il suo stile ha influenzato un’intera generazione di fotografi, dimostrando che anche nel caos apparente si possono trovare armonia, narrazione e bellezza. Alex Webb ha trasformato la fotografia di strada in un linguaggio visivo complesso, emotivo, e profondamente umano.
Stratificare il mondo
Uno degli aspetti più potenti nel lavoro di Alex Webb è la profondità. Le sue fotografie non si limitano a un singolo soggetto o a una scena semplice: sono spesso costruite su più livelli, che convivono all’interno della stessa inquadratura. Ma non è solo una questione tecnica. È un modo per invitare lo spettatore dentro l’immagine. Prima la osservi nella sua interezza, poi ci entri, ti muovi verso il centro, e infine ti perdi nei dettagli sullo sfondo. E non è tutto. Oltre alla profondità, ciò che rende il suo lavoro così vivo è la capacità di riempire il fotogramma senza mai perdere il controllo. Le sue immagini sono dense, piene di persone, gesti, storie all’interno di altre storie che si intrecciano nello stesso spazio. È quel confine sottile tra il caos e l’ordine, che Webb gestisce con una maestria sorprendente. Come lui stesso dice:
Cerco sempre qualcosa in più. Ma so che, se esagero, tutto diventa caos. Eppure, è lì che mi muovo: sul filo, aggiungendo senza perdere l’equilibrio.
La stratificazione, però, non è solo spaziale. È anche narrativa. Dentro ogni fotografia convivono più storie, più direzioni, più realtà che si scontrano e convivono nello stesso momento. Eppure, nonostante la complessità, tutto resta leggibile. Quando sei per strada, prova anche tu a ragionare in questo modo. Costruisci la tua immagine su più piani. Riempila di elementi che dialogano tra loro. Aggiungi, osserva, aspetta. Cerca il momento in cui ogni cosa trova il suo posto. In fondo, fotografare come Webb significa accogliere la complessità del mondo, senza volerla semplificare. È dare spazio a tutte le storie, nello stesso momento.
Rincorrere la luce
Per Alex Webb, la luce non è solo una questione tecnica, ma il punto di partenza per raccontare storie complesse. Come afferma lui stesso:
Il colore emerge dalla tensione tra luce e buio. Ed è proprio quel tipo di tensione che cerco nelle mie immagini.
Webb non fotografa semplicemente luoghi. Fotografa confini. Si muove lungo linee sottili, dove culture, lingue e identità si incontrano, si mescolano. È attratto da città come Istanbul, o dalle terre di frontiera tra Messico e Stati Uniti. Perché lì, la luce non è mai neutra. Ogni bagliore racconta qualcosa. Ogni ombra suggerisce una verità nascosta. Per lui, il colore ha sempre un peso. E la luce è ciò che lo rende visibile. Webb lavora spesso nelle ore in cui il sole è basso, quando le ombre si allungano, i contrasti diventano più netti, e la scena si carica di una bellezza drammatica. Ma non è mai solo una ricerca estetica: è un modo per raccontare l’intensità della vita. Soprattutto nei luoghi dove tutto cambia in continuazione. Dove ogni immagine può riflettere una tensione culturale, politica o sociale. Così, Webb ci invita a non fotografare il colore perché è bello. Ma a chiederci: cosa significa quel colore? Quale storia racconta quella luce? Che verità nasconde quell’ombra? Quando sei in strada, osserva con attenzione dove cade la luce. Aspetta il momento giusto. Sii paziente. Perché nella fotografia a colori, è proprio la luce a trasformare una scena comune in un’immagine potente. E forse, in quella tensione tra luce e buio, troverai anche tu la tua verità.
Perdersi per ritrovarsi
Capita a tutti, prima o poi. Quel momento in cui sentiamo che la fotografia non ci porta più da nessuna parte. Continuiamo a scattare, ma manca qualcosa: la scintilla, l’energia. Come se stessimo camminando in tondo. Anche Alex Webb ci è passato. Era il 1975, fotografava in bianco e nero. Si aggirava per New York e il New England, raccontando paesaggi urbani silenziosi e malinconici. Le sue immagini avevano un tocco ironico, a volte surreale, ma erano emotivamente distaccate. Fino a quando si è reso conto che quella strada l’avevano già percorsa altri. E che lui non stava andando da nessuna parte. Fu lì che decise di partire per Haiti. Quel viaggio lo ha cambiato completamente. Non solo ha trasformato il suo sguardo, ma lo ha portato ad abbandonare il bianco e nero per immergersi nel colore. Un passaggio che per lui ha significato molto più di una scelta estetica: era un modo per avvicinarsi di più alle emozioni, alla vitalità di quei luoghi, al senso stesso della fotografia. Sentirsi bloccati, quindi, non è sempre un problema. Può essere un segnale. Un invito a cambiare rotta, a rimettersi in discussione. Come fotografi, ma anche come persone. Se ti riconosci in questa sensazione, prova a cambiare qualcosa. Magari scatta solo in bianco e nero prova quindi a esplorare il colore. Se cerchi sempre l’estetica perfetta, forse è il momento di lasciarti andare al caos. Non serve rivoluzionare tutto: basta trovare una nuova strada che ti faccia tornare la voglia di fotografare.
Accettare il fallimento
Fare una grande fotografia è raro. C’è così tanto che non possiamo controllare: la luce, l’espressione di un volto, lo sfondo che cambia. Per questo, quando siamo in strada con la nostra fotocamera, dobbiamo accettare che la stragrande maggioranza dei nostri scatti non funzioneranno. Non perché non siamo bravi abbastanza, ma perché fa parte del gioco. Come dice Alex Webb:
La fotografia è questione di fortuna e attimo perfetto, ma il 99% delle volte è fallimento. La magia sta nell’essere pronti quando accade l’inatteso.
Il segreto? Uscire, osservare, scattare e ripetere. Più esci, più aumenti le probabilità che quella piccola percentuale si manifesti davanti ai tuoi occhi. Questo però non significa scattare a caso. Serve intenzione, occhio e pazienza. La fortuna non si aspetta. Si costruisce.
Viaggiare per cambiare
Per Alex Webb, viaggiare non è mai stato solo un modo per scattare nuove fotografie. È stato, e continua a essere, un'esperienza trasformativa. Un modo per uscire dai propri confini, non solo geografici, ma anche interiori. All’inizio della sua carriera, Webb si è imbattuto in The Comedians, un romanzo ambientato nell’Haiti di Papa Doc. Quelle pagine, piene di tensione e mistero, lo colpirono a tal punto da spingerlo ad andarci di persona. Quel primo viaggio di tre settimane lo cambiò. Non solo come fotografo, ma come essere umano. Si ritrovò immerso in una realtà completamente diversa dalla sua: intensa, disordinata, tragica, ma allo stesso tempo vibrante. Un mondo dove la vita, ancora oggi, si svolge sulle soglie delle case, nelle piazze e per strada. Da lì in poi, iniziò a esplorare altre zone: i Caraibi, il confine tra Messico e Stati Uniti, sempre luoghi dove l’umanità è viva e palpitante. Webb non cerca il viaggio come fuga, ma come immersione. In ogni posto che visita, non si limita a guardare: cerca di sentire. Di farsi attraversare da quella cultura, da quel modo di vivere. E poi lo restituisce con le sue immagini, che non sono mai fredde osservazioni, ma frammenti vissuti. E questo ci ricorda che uscire dalla nostra comfort zone, anche solo per qualche giorno, può rivelarci aspetti del mondo, e di noi stessi, che non avremmo mai immaginato. Se senti che la tua fotografia sembra ripetersi, prova a cambiare aria. Non serve andare dall’altra parte del mondo: basta un posto nuovo, un ritmo diverso, una luce sconosciuta. A volte, è proprio lì che ricominciamo a vedere davvero.
Conclusioni
In conclusione, possiamo dire che Alex Webb ha ridefinito il linguaggio della street photography, portando il colore a un livello narrativo e simbolico che pochi prima di lui avevano saputo esplorare. Le sue immagini non sono semplici documenti visivi: sono viaggi emotivi, pieni di tensione, mistero e vita. Attraverso la luce, il caos e la bellezza imperfetta delle strade, Webb è riuscito a costruire un modo unico e profondamente umano di raccontare il mondo.
Spero che tu abbia apprezzato questo articolo e che in qualche modo la storia di Alex Webb ti abbia ispirato e possa esserti utile nel tuo percorso fotografico. Se così è stato, ti invito a condividere l’articolo con i tuoi amici fotografi sui social media per fargli conoscere questa affascinante storia.